Definire Reich non è per niente facile. Essendo un uomo libero non era facilmente inquadrabile. Si potrebbe definire il pensiero di Reich anche come anarchico: all’epoca “Indubbiamente egli rappresenta l’ala marxista e per certi versi libertaria in seno al movimento psicoanalitico internazionale” (p. 5). Reich era sicuramente un grande studioso del comportamento umano, che aveva addirittura inserito i “bambini del futuro” nel suo testamento (p. 99).
Generalmente nel carattere delle persone malate, “l’azione e la motivazione dell’azione non coincidono mai. Il vero motivo è nascosto, e l’azione viene giustificata con un motivo apparente” (Reich, p. 189). Sono così presenti “ipocrisia e opportunismo pervasivi, tendenze utilizzate costantemente per manipolare gli altri e ottenere vantaggi perrsonali” (Pitto, p. 189). La dissimulazione quindi abusa continuamente del suo tremendo potere.
Secondo Reich “le masse possono essere trascinate da un potere forte, essere manipolate, causando conseguenze estreme, come feroci dittature e distruzioni belliche. Oppure divengono esse stesse manipolatorie, forgiando i loro pupazzi che recitano [così] la parte di grandi imperatori della corrente che in realtà li trascina via con sé”. Però per nostra grande fortuna le masse di ieri non sono uguali alle masse di oggi. In un certo modo, noi siamo più evoluti.
Però questo “dilemma non è facile da risolvere. Sono i popoli a produrre i leader o sono questi a forgiare gli individui che li acclameranno? Oppure entrambi i fenomeni sono compresenti ed è impossibile poterne analizzare separatamente la duplice singolarità?” (p. 42). Chi lascia subentrare i vari leader che si alternano alla guida di una nazione, facendo quasi sempre gli interessi dei grandi gruppi di potere?
Quindi il male “è radicato nell’uomo dal tempo in cui ha voltato le spalle alla natura, al flusso di energia vitale, che scorre nell’organismo, da quando, cioè, egli s’è corazzato” (p. 100). I mali moderni sono quindi molto simili ai mali di ieri. Le cause più profonde sono quasi sempre le stesse.
Comunque per capire buona parte dell’abuso di potere governativo statunitense dell’epoca, basta leggere queste righe: “La vicenda si dimostra una sorta di persecuzione giudiziaria che comprende anche la distruzione di materiale orgonomico compresi quintali di libri inceeeriti nell’ultimo autodafè avvenuto in territorio americano. Sembra, tra l’altro, che le spese dell’operazione siano state addebitate allo stesso Reich” (p. 36).
La burocrazia governativa, manovrata nell’ombra dai veri poteri, si fa poi ancora più dura: nel 1956 “Reich e il suo collaboratore Michael Silvert vengono imprigionati per aver trasgredito il decreto di distruggere tutti gli accumulatori orgonomici e il restante materiale scientifico. Sono puoi rilasciati dietro pagamento di una forte cauzione” (p. 36).
Poi si svolge il processo e Reich che non si riconosce in nessun reato non si presenta in tribunale. Segue la condanna di due anni di carcere, anche perchè la sua mancata presentazione viene considerata come vilipendio della corte. Infine, “Il 3 novembre muore, nel carcere di Lewisburg, ufficialmente per infarto miocardico, anche se alcuni ritengono che la causa della morte sia dovuta alle sperimentazioni psicologiche cui lo stesso Reich aveva accettato di sottoporsi per ridurre il periodo di detenzione” (p. 36).
Alcune persone ritengono che l’intensa attività di Reich potesse mettere “in pericolo i fatturati delle holding farmaceutiche e/o dell’energia” (p. 36). Secondo Reich l’energia orgonica poteva mettere in pericolo i fatturati derivanti dal petrolio e dal polo nucleare, facendo concorrenza anche all’energia eolica e solare.
Ma “Un fatto è certo: Wilhelm Reich morì in prigione, l’esito peggiore per chi ha dedicato la vita alla ricerca scientifica, impegnandosi per la salute della gente” (p. 197). In ogni caso, “senza autogoverno e possibilità di critica non vi è alcuna libertà concreta, solo i suoi simulacri” (p. 92).
Qui la fonte della recensione.
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