Recensione a Pasti caldi giù all’ospizio

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Chi?
Pasti caldi giù all’ospizio. Antologia degli opposti” è tante cose insieme: uno scrigno di concezioni diverse tuttavia unite dalla stessa smania di distinguersi, uno spazio interclassista dove perdura una trasmissione di stili e saperi, ma anche una sorta di ring dentro il quale poesie e prose poetiche di autori e autrici differenti possano confrontarsi e/o scontrarsi in maniera costruttiva. Un esperimento, se vogliamo, atto a non annoiare il lettore, e allo stesso tempo un microcosmo di 41 voci col fine di mettere in evidenza un’esperienza connettiva. Tutto ciò, in omaggio a un grande quanto compianto poeta-eroe dei nostri tempi: Simone Cattaneo. I criteri che hanno animato le mie scelte sono riconducibili a tre termini di giudizio inflessibili: valore letterario dei singoli componimenti, imparzialità nella scelta, scavare nell’abisso fuorviante dei social network ricercando sostanza. Credo sia a tutti gli effetti un’opera di trasparente inclusione, anche se non sta a me dirlo. Parlare dei protagonisti di questa antologia senza incappare in classificazioni sommarie, è quasi impossibile. Ciò nonostante voglio provarci lo stesso, conscio di non poter rendere piena giustizia ai vari approcci poetici. Sarò dunque laconico – che nessuno me ne voglia, perdonatemi. Sono state accolte la poetica che mi piace definire “sonica” di Antonio Bux, quella d’impegno civile di Luca Ariano, la ricerca transazionale di Maria Borio, l’andamento beat di Raphael d’Abdon, i versi viscerali di Ilaria Palomba, l’acuto sarcasmo di Giovanni Succi, l’umanesimo esistenzialista di Fabia Ghenzovich, il diarismo elegiaco di David La Mantia, gli elementi del mondo fisico in rapporto con l’animo umano di Vincenzo Pardini, l’ermetismo di stampo naturalista di Claudia Brigato, lo sperimentalismo euritmico di Mirea Borgia, la poesia dialettale e militante di Ivan Crico, la melodiosità di Alba Toni, la sagace mordacità di Franz Krauspenhaar, i canti tragici di Francesca Bulgarini, le frecciate sardonicamente allusive di Paolo Basso, le liriche consacrate alle stagioni di Giusi Busceti, i libelli ritmici ai limiti del rhyming di Davide Bregola, il cantautorato poetico di Roberto Marzano, l’irruenza ponderata di Cataldo Dino Meo, il piglio naturalista di Sergio Daniele Donati, l’avanguardismo serrato di Simonetta Silvestri Raggi, la delicatezza sentimentale di Luisella Pescatori, i reportage transitivi di Paolo Gera, l’incedere raffinato e rievocativo di Gabriela Fantato, il postromanticismo a tratti acido di Matteo Fais, i pezzi estratti dal Regno della Litweb di Ippolita Luzzo, le istantanee prosastiche di Alessandro Corso, l’etica sentimentalista di Pasquale Allegro, la trasfigurazione personale delle immagini celebrate da Lorenzo Semorile, la versificazione frantumata ma sempre sul filo dell’equilibrio di Filippo Ravizza, il dinamismo che sa giocare fra trasparenze e cripticismo di Anna Leone, la poesia operaia di Yoklux, l’intenso essenzialismo di Michela Srpic, l’antropia di Nino Iacovella, il pessimismo sotto un certo aspetto apocalittico di Adam Vaccaro, la sobrietà beffarda di Letizia Cuzzola, le alternative linguistiche di Riccardo Martelli, il richiamo materno nonché aulico nei versi di Federica Flocco, i post al vetriolo ma parimenti colmi di umanità di Monica Rossi.

Cosa?
Essendo un’antologia libera da qualunque dominio o tematica fissa, e inoltre uno spazio aperto senza limiti di età, era chiaro fin dall’inizio che sarebbe emersa una varietà sconfinata di temi – che ho provato a contenere chiudendo la fase di ricezione dopo pochi mesi –, la quale a mio avviso rappresenta la vera ricchezza di questo lavoro. Per lo stesso motivo ho preferito porre un solo paletto, ossia che i componimenti fossero inediti, in modo da evitare che autori e autrici ricorressero ai propri cassetti togliendo la polvere a scritti che non avevano visto la luce e di conseguenza scongiurando di immolarsi in tutto e per tutto in questo progetto. Credo che ogni tema apparso abbia la propria urgenza e, cosa non secondaria, una sua distintiva spendibilità. Le differenze tra ciò che ho reputato pubblicabile e ciò che invece ho trovato sacrificabile, sono da ricercarsi nella qualità letteraria dei singoli testi, i quali restituiscono nell’insieme un valore sia politematico che formale all’opera. Autori giovani, finanche esordienti, hanno avuto l’occasione di dialogare con poeti e scrittori di lungo corso, il che fa di quest’antologia non solo un’opportunità di comunicazione tra generazioni, ma altresì un piccolo anello di congiunzione tra passato e presente. Per di più dobbiamo tener conto che questa partecipazione nasce da un triennio traumatico sotto molti aspetti, pertanto a risentirne sono proprio i temi trattati: nella maggior parte dei casi, opposti, questo è vero, ma tutti attraversati da quel filo conduttore che chiamiamo coscienza collettiva.

Quando?
L’idea di questo volume ha iniziato a prendere forma nel 2022, quando ho constatato che tutti gli inviti di partecipazione che mi erano arrivati presumevano la strutturazione di antologie a tema o a tesi. Allora ho deciso di fare un po’ il bastian contrario della situazione, optando per una raccolta che non avesse alcun tipo di freno concettuale, che anzi provasse a sprigionare allo stato più naturale possibile le forze creative messe in campo. Va ricordato che antologie importanti sia sul piano letterario che ideologico, come Noi siamo l’opposizione che non si sente oppure Fissando in volto il gelo – Poeti contro il Green Pass, alle quali ho partecipato in veste di autore, erano già state pubblicate o ideate.

Dove?
In parte l’idea è nata su Facebook, dove ho avuto modo di sbirciare le proposte di poeti e scrittori che non conoscevo, sfruttando le potenzialità che ci offrono i social. Poi è nata anche dalla stima che nutro verso altri autori che seguo da tempo, i quali sono stati davvero molto gentili e disponibili; in alcuni casi mi hanno aiutato nell’innescare un passaparola che alla fine si è rivelato proficuo per tutti. Infine ci tengo a ricordare che la realizzazione di un’antologia insolita come questa non avrebbe mai potuto mettere le ali se non grazie alla vicinanza di Transeuropa edizioni e del suo direttore editoriale Giulio Milani, sempre attento alle novità e ai progetti difficilmente catalogabili.

Perché?
È un lavoro antologico diverso dagli altri perché diversa è la spinta che lo ha contraddistinto sin dalle origini. Diverso è il tipo di autonomia alla sua base. Nato da un’intuizione o, se preferisci, una scommessa scevra da settarismo e amichettismo, il progetto è cresciuto nella più assoluta libertà di espressione, dando così modo agli autori di divertirsi – il che non è sempre scontato, anzi. Ognuno si è sentito libero di mettere in vetrina la propria poetica senza doverla smussare o adattare a un contesto rigido, e nel contempo si è sentito gratificato nel poter cooperare a un disegno dal respiro ampio. Questa antologia vuole essere una foto collettiva sulle differenze di identità e punti di vista artistici, una panoramica allargata su tendenze e vocazioni dissomiglianti ma legate dal quel rapporto di parentela che chiamiamo poesia.

(la versione ridotta di questa intervista a cura di Grazia Calanna, è apparsa sul quotidiano LA SICILIA del 2.07.2023, pagina Cultura, rubrica “Ridenti e Fuggitivi”).

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