Descrizione
La notte dei ragni d’oleandro di Mario Bramè (in libreria il 15 marzo, dopo il successo del crowdfunding su Eppela) è il romanzo-pilota e si ispira ai tragici fatti del Bataclan di Parigi. Tuttavia il lettore scoprirà che quanto vi si racconta non è andato nel modo già conosciuto attraverso i giornali e la cronaca. Ne è sorto un Bataclan immaginario, per certi versi, per altri così lontano dallo stereotipo che ognuno di noi ha in mente di quella vicenda per via della narrazione mediatica e di un modello poetico di maniera che ricalca l’ideologia prevalente – si leggano per confronto le pagine che Alessandro Piperno dedica agli stessi eventi nel capitolo conclusivo di Dove la storia finisce –, che potrebbe perfino risultare più autentico. Di autentico, sicuramente, nella vicenda c’è la passione per la musica, e nello stesso tempo la questione spinosa dell’empatia e del suo rovescio, la Schadenfreude o «gioia per le sciagure altrui», oltre al miscuglio di disperate ragioni che stanno alla base di ogni genere di fanatismo.
Quarta di copertina: Un diavolo, con i suoi complici, sta preparando una strage al Bataclan durante la notte del 13 novembre 2015. Qual è il movente della loro azione? La risposta non è nel Corano, ma nel libro insospettabile di un filosofo tedesco, padre del nichilismo occidentale. Il narratore è un batterista che prende parte, con altri musicisti, alla competizione più importante delll’anno. In quella stessa notte. Per gli attentatori, tutti costoro non sono altro che “ragni d’oleandro”, stupidi parassiti che infestano il pianeta senza sapere perché. Uno scontro sul senso della vita, una storia di sfide, di filosofie e di jazz, un tributo alla musica dentro un solo tramonto scandito dal susseguirsi dei concerti e delle vicende dei protagonisti, mentre le ore corrono in modo inesorabile verso il tragico epilogo dell’alba.
Citazione: «Ho messo in fila quell’insieme di pezzi di batteria e Kalashnikov. Li ho disposti ordinatamente per terra, per riconoscerli, per distinguere la musica dalla morte.»
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