Descrizione
«Un magnifico apologo sulla fine della civiltà del libro, sul significato della scrittura e della lettura, sulla distinzione tra autenticità e ideologia, sulla dialettica perenne tra passato e futuro, tra filologia e tecnologia, tra pensiero poetante e pensiero calcolatore; dall’uccisione di Ipazia per mano dei cristiani a una società distopica che ricorda da vicino quella attuale, l’autrice affronta una vicenda ambiziosa e complessa come la parabola della cultura e della natura umana, con la felicità narrativa di un racconto di Philip Dick.» Giulio Milani
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