LIBRI FANTASTICI
Davide Puccini
I veri appassionati di libri, coloro che non solo amano la lettura ma amano proprio il libro in quanto tale, con la sua consistenza materiale che delizia sia la vista che il tatto e perfino l’olfatto, non possono fare a meno di leggere questa plaquette, di esile consistenza (è poco più di un opuscolo) ma piena di piccoli tesori destinati a nutrire la loro passione. Dell’autore Giovanni Pestelli una sintetica nota in esergo ci dice soltanto che vive e lavora a Prato e cita alcune pubblicazioni, ma certo deve essere uno del mestiere, uno che con i libri ha a che fare quotidianamente per molte ore (un bibliotecario, un archivista?), fino al punto che tra le sue mani cambiano natura e diventato esseri viventi. Già nella prima parte, Libri rari, troviamo interessanti esemplari, come il volume che oppone resistenza: «È un pesante in-folio che a stento può essere afferrato con una mano. Mostra un dorso superbo che non offre una facile presa. Rigido come un mattone in una fila di mattoni posati a secco, si appoggia agli altri volumi e con essi è un’unica cosa […]. Per riuscire a strapparlo dallo scaffale è necessaria una certa dose di pazienza, prima cercando di tirarlo dal taglio superiore, facendo bene attenzione a non danneggiarne la cuffia, poi lavorandolo ai fianchi con leggeri movimenti che favoriscano il distacco dai suoi simili […]. Afferratelo bene, con due mani, tirate e lo sentirete tremare mentre perde la sua muta sicurezza […]. Lo scaffale potrà apparire graffiato da segni sottili come prodotti da piccoli artigli». Più pericoloso è il libro che può mordere: «Una catena lega allo scaffale un volume fitto e catafratto. Preziosa rarità da difendere da mani invidiose e ladre o segno che è necessario avvicinarsi ad esso con una certa circospezione, misurando attentamente la distanza e il tiro di catena? Inaspettato potrebbe essere il suo scatto rabbioso nel tentativo di affondare i suoi cantonali nelle vostre mani. È forse un libro arcaico di pergamena manoscritta che non trattiene più la sua essenza animale». Ancora peggio è il libro che potrebbe uccidere con le sue esalazioni letali: «Nella colla della sua legatura fu mescolato l’orpimento, antidoto che ha il difetto, nel tempo, di comunicare alla carta un caratteristico colore giallo e la sua natura arsenicale». A rassicurare ci sono, per fortuna, i libri religiosi: «Il contenuto devozionale ha certo segnato il suo destino. Un formato rassicurante, l’ottavo, e gli ampi margini bianchi ne hanno ampliato le capacità empatiche»; «Al tramonto un canto salmodiato rivela la presenza tra gli stipi di un liturgico vesperale. Il libro invita a genuflessioni odorose d’incenso e a cantare seguendo i sentieri di impronte sacre, tracciate sulle sue pagine con righe sottili e nere forme quadrate».
La seconda parte, Presenze, porta in scena la variegata casistica dei lettori. Ci sono i Feticisti: «Attratti dalla capziosa delizia di un libro raro o particolare ne sfogliano le carte lentamente. Sono alla ricerca di sensazioni. La grana della carta, l’odore del tempo, i segni lasciati da altri lettori sono tutte intermittenze del cuore». Ci sono poi coloro che si identificano con l’oggetto di cui si servono, i Tagliacarte: «C’è chi, ancora oggi, prova piacere nel violare le carte vergini di un libro con un vecchio coltello di metallo, d’ebano o d’osso levigato […]. I tagliacarte non sono interessati […] a liberare le parole stampate, ma solo al compimento di un gesto morboso: poter stabilire una presa di possesso e penetrare per primi pagine mai sfogliate». Non siamo lontani dalla patologia e dunque non stupisce un effetto di Vertigine: «Presi tra l’illusione del compiuto e la sfida dell’irraggiungibile, alcuni soggetti particolarmente predisposti affermano di provare una sensazione di piacere intenso, quasi una vertigine, mentre sfogliano un catalogo di libri».
Con l’ultima parte, Insettario fantastico, sembra di aver mollato definitivamente gli ormeggi che ci tenevano legati alla realtà, ma in effetti alcuni di questi animaletti che infestano i libri hanno un’origine molto concreta: sono termini tecnici, ben noti agli addetti ai lavori, che prendono vita. Così il Colofone: «In genere si trova annidato nell’ultima carta alla fine del testo. Se ne va al centro della pagina, epigrafico, con un’espressione soddisfatta: con il corpo e le zampe è riuscito a spostare gli ultimi righi neri di caratteri formando un trapezio o un triangolo». Così la Glossa: «Un libro manoscritto antico ne può ospitare un abbondante numero tra i righi neri d’inchiostro. Si possono vedere strisciare tra le interlinee in tutte le direzioni, avventurarsi tra le colonne». Così l’Incipitario: «un essere proboscidato, dal corpo piatto che si aggira sulle pagine in prossimità dei capoversi o inizi di paragrafo e con estrema naturalezza risucchia parole e righi interi».
Come si vede, si tratta di un libro godibilissimo: la meticolosa precisione linguistica e la sottile ironia che pervadono queste pagine fanno spesso venire in mente l’ultimo Calvino.
«Xenia». Periodico trimestrale di Letteratura e Cultura, a. IX, n. 2 (giugno 2024), pp. 113-115
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